"L'ANGOLO DEL FISIO" Le lesioni muscolari

Stefano Stefanini
16.01.2019

Di Giacomo Giannelli 

LA CLASSIFICAZIONE DELLE LESIONI MUSCOLARI

CLASSIFICAZIONE (Nanni 2000)

Il Professor Nanni nel 2000 ha basato questa classificazione su base anamnestica, sintomatologica e anatomo-patologica

LE LESIONI MUSCOLARI DA TRAUMA DIRETTO:

  • Lieve (arco movimento >50%)

  • Moderato (arco movimento <50%)

  • Severo (arco movimento <1/3 del totale)

LESIONI MUSCOLARI DA TRAUMA INDIRETTO:

  • Contrattura

  • Elongazione

  • Lesione di 1° grado
  • Lesione di 2° grado
  • Lesione di 3° grado

Contrattura: sintomatologia dolorosa, insorge quasi sempre a distanza dall’attività sportiva (24 ore). Dolore mal localizzato legato probabilmente ad affaticamento generale del muscolo. Nella contrattura sono assenti macro e micro lesioni anatomiche.

Elongazione: è conseguente ad un episodio doloroso acuto con sede localizzata. Il soggetto interrompe l’attività sportiva. La sintomatologia non da sempre impotenza funzionale immediata, ma il soggetto ricorda l’episodio lesivo. Non si riscontrano macro lesioni anatomiche, ma micro lesioni a livello sarcomerale.

Lesione di 1° grado: dolore acuto e violento con alterazioni variabili del numero di fibre coinvolte, stravaso ematico più o meno evidente. In base a entità e localizzazione anatomica si verifica la lacerazione di poche miofibrille all’interno di un fascio muscolare, ma non si ha lesione della stessa fascia.

Lesione di 2° grado: dolore acuto e violento con alterazioni variabili del numero di fibre coinvolte. Lesione di uno o più fasci muscolari con meno dei 3⁄4 della superficie di sezione anatomica del muscolo. Il deficit di muscolare funzionale è importante, ma non assoluto.

Lesione di 3° grado: dolore acuto e violento con alterazione variabile del numero di fibre coinvolte. Perdita nella soluzione di continuità muscolare che coinvolge più dei 3⁄4 della superficie di sezione anatomica del muscolo. Il deficit muscolare è assoluto ed è classificato in parziale o totale (lesione intero ventre muscolare).

NUOVA CLASSIFICAZIONE DELLE LESIONI MUSCOLARI

Questa nuova classificazione permette di discriminare con maggior accuratezza tutte quelle problematiche (infortuni) muscolari che avvengono prima delle lesioni di 1° grado.

                       

Legenda: ROM (Range Of Motion) Range di movimento

SINTOMI ED ESAME OBBIETTIVO

  • Contusione: dolore immediato, aumenta con aumentare dell’edema, con riduzione del ROM. 

  • Infortuni non strutturali: il dolore compare a riposo o dopo ore dalla sospensione delle attività. Alla palpazione i fasci sono più rigidi. 

  • Infortuni strutturali: dolore pungente, acuto durante un preciso movimento. Dolore ben localizzato sia dall’atleta che a livello palpatorio. 

  • 3A (lesione parziale minore): dolore pungente, acuto, ben localizzato. Palpatoriamente difficile da reperire perché piccola. Contrazione in controresistenza manuale è dolorosa. 

  • 3B (lesione parziale moderata): dolore lancinante, ben localizzato e impotenza funzionale immediata, probabile ematoma nelle ore successive. Contrazione in controresistenza è impossibile. 

  • 4 (lesione sub-totale o totale o avulsione tendinea): dolore sordo, gravativo e profondo, causato da un movimento preciso. Impotenza funzionale immediata con frequente caduta a terra. Difetto muscolare esteso con interruzione palpabile e comprsa di edema. Si ha perdita della funzione dell’unità muscolo tendinea. 


Quale esame strumentale effettuare? ECO o RMN?


ECOGRAFIA: ripetibile, possibilità uso doppler, fatta in comparativa, in dinamica, in 
carico, miglior dettaglio anatomico, economica, da effettuare dopo 48-72 ore. 


RMN: valuta meglio sedi profonde, possibile valutazione precoce, bassa sensibilità per lesioni minori. Se clinica ed eco sono discordanti, e l’atleta presenta ancora dolore la RMN diventa l’esame di riferimento.

CONCLUSIONI

La nuova classificazione colma un vuoto nella precedente classificazione, ovvero va a illustrare il tipo di infortunio che si può verificare prima della lesione di 1° grado, dando una precisa classificazione con sintomi e segni clinici che ne agevolano la diagnosi e di conseguenza il programma riabilitativo. La nuova classificazione richiama l’attenzione su quanto sia importante formulare, con la clinica, un sospetto diagnostico prima di sottoporre l’atleta ad indagini strumentali. È fondamentale eseguire prima gli esami strumentali per effettuare una diagnosi più precisa, capire la prognosi e soprattutto impostare la terapia più adatta alla guarigione e alla messa in campo dell’atleta.

 

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